venerdì, marzo 31, 2006

La casa del sonno

Attraverso la vita di alcuni studenti universitari, raggruppati da una residenza-fortezza a picco sul mare e legati da un difficile incastro sociale, Jonathan Coe ci narra una stramba e travagliata storia d’amore, che avrà risvolti insoliti e tragicamente comici. L’autore sceglie d’alternare passato e presente ambientando i capitoli dispari negli anni ottanta e quelli pari nel presente. Ciò crea un piacevole gioco di scoperte e di ruoli nel quale ci si trova subito coinvolti. La narrazione è sciolta e scorrevole, mai troppo barbosa o pedantemente descrittiva, anche in paragrafi interi dove la descrizione puramente scientifica delle patologie legate al sonno potrebbe arrancare, riesce a non annoiare. Quindi un libro perfetto? No, e vi spiego il perché. La qualità della scrittura non riesce ad ovviare a dei difetti davvero snervanti. A volte la narrazione è tagliente, sagace, sarcastica ed estremamente originale, ma capita che, in presenza di snodi e rivelazioni chiave, si riveli prevedibile e troppo banale; mi è capitato più volte di trovarmi a ridere leggendo le parti più esilaranti e coglierne un tipica sagacia inglese, ma succede che alcuni personaggi risultino troppo stereotipati, costruiti a perfezione per quel preciso ruolo e poi abbandonati al nulla narrativo, oppure spinti al limite delle loro caratteristiche “in difetto”. Inoltre mi chiedo, ma com’è possibile che in una storia ambientata tra Londra e la sua periferia, tutti conoscano tutti, i personaggi, anche quelli di sfondo come, per esempio, l’analista della protagonista, Sarah, si ritrovi poi ad un convegno a Londra diviso in gruppi di cinque persone a parlare con l’ex-ragazzo di lei e gli sveli praticamente tutto delle loro sedute; nello stesso gruppo si ritrova uno psicologo preoccupato per un paziente pericoloso e schizofrenico che, senza il suo supporto, verrà presto rilasciato e, guarda caso, avrà anche lui un ruolo nella storia. Queste coincidenze, questi incastri mi sono risultati troppo forzati, come se venissero a giustificare, anzi aiutare lo scrittore che, suo malgrado, aveva forse esagerato con la costruzione preliminare dell’intreccio. E poi basta con questi finali da titoli di coda imminenti, finali da film dalla lacrima facile con Julia Roberts o Huge Grant (oops, Hugh, come Marco gentilmente mi ha fatto notare!). Ci si aspetta quasi dall’inizio del libro un incontro, arriva, ma all’ultima pagina. Non esistono più scrittori capaci di rapportarsi con il dopo, con quello che i personaggi (da lui creati, concepiti e quindi non estranei) si diranno, con ciò che faranno e ciò che saranno?
Un libro a metà, quindi, che non mi ha convinto soprattutto nel finale, la sua più grande pecca. Un dispiacere, perché fino alle ultime sessanta, settanta pagine riusciva, nonostante tutto, ad incantarmi piacevolmente.

giovedì, marzo 30, 2006

Fine campagna..ho già altri difetti!!

Non ne posso più! A seguito dell'ultima, imbarazzante ed inutile lite a sfondo politico avuta con persone a me care, d'ora in poi m'impegnerò ad evitare categoricamente qualsiasi commento, discussione o baruffa legata alla politica. Questa estenuante campagna per il nove aprile ha avuto una forte influenza sul mio stato d'animo, ma fino a ieri sera non me n'ero mai accorto. Incredibile. Tutta questa mattanza creata intorno al binomio destra/sinistra mi ha logorato lentamente, inesorabilmente, viscidamente. Mi sento un pirla! Probabilmente lo sono. Forse tutto questo fervore nasce dal fatto che non ho una chiara opinione, data dalla non chiara posizione di ciascun politico/fazione/partito. Ma ora basta. Il mio narcisismo non mi permette di farmi sottomettere da emozioni improvvise date da un interesse per qulacosa che, comunque, è già stato deciso da tempo, pattuito. Sono stufo di dover giustificare il comportamento di un politico, piuttosto che criticarne un altro. Basta comizi, basta interviste ed articoli. Terrò per me e solo per me le mie opinioni, le mie sensazioni. La politica è un cancro. Una cellula impazzita colma di rabbia e frustrazione. Andrò a votare, voterò per quello che mi sembra il minor spreco della mia unica occasione per intervenire come popolo e tornerò a godermi film, piece teatrali, libri, sport e tutto ciò che non riguarda B. o P.


"Le incomprensioni sono così strane
sarebbe meglio evitarle sempre
per non rischiare di aver ragione
perchè la ragione non sempre serve"


Tiromancino, per me è importante

mercoledì, marzo 29, 2006

Maledetto il giorno che ti ho acceso

Dopo diversi giorni d'assenza, dovuti ad una tragica serata, ritorno alla mia quotidianità fatta di levatacce, ore di viaggio verso l'ufficio, l'ufficio stesso ed altri automatismi che non riesco a cambiare. Ma in questi giorni di convalescenza, svaccato mio malgrado sul fedele amico divano, non ho fatto altro che quello che le mie esigue forze mi hanno concesso: zapping selvaggio! Qui potrei citare Blade Runner (ho visto cose..), ma ciò che mi ha colpito, anzi devastato nelle basse profondità del mio livello di sopportazione (le palle), è la ciclica ripetizione degli spot sulle trasmissioni che verranno per ogni rete. Sono insopportabili, non cambiano mai e l'unica cosa che stimolano nella mente di una persona sana è che passi in fretta il giorno di messa in onda. Ma ci saranno telespettatori che, per un motivo o per l'altro, devono sorbirsi ogni giorno qualche ora obbligata di tivvì, oppure malati (come lo è stato per giorni il sottoscritto), casellanti o chiunque vogliate, beh fatelo per loro.Rendete più dinamici o diversi fra loro questi spot. D'altra parte non dovrebbe essere difficile, con tutto il materiale che può offrire una trasmissione, un serial, un film od un evento sportivo ci si potrebbe ricamare per ore...figuriamoci per due minuti scarsi!
p.s. a proposito di TV c'è ancora chi riesce a farla con intelligenza, tipo Fabio Fazio con il suo "Che tempo che fa", che oltre ad avere sempre ospiti intriganti ed interessanti, è capace di rendere proficua la loro apparizione in televisione con domande e dibattiti mai fuori luogo. Ho aggiunto nei link quello della trasmissione, se non l'avete visto recuperate l'intervento di Moretti di sabato 25 marzo.

sabato, marzo 25, 2006

Il Caimano

Preceduto da un'ondata di polemiche fuorvianti, accolto come un film prettamente politico e di devastante impatto elettorale, "Il Caimano", nuovo bellissimo film di Nanni Moretti, è un'opera complessa di vite travagliate da ciò che più smuove i difficili rapporti fra le persone: le passioni. La costruzione del film nel film avviene prima attraverso la creazione mentale del regista Silvio Orlando che legge questa sceneggiatura, poi il vero film diretto da una bravissima Jasmine Trinca (ricordarla ne "La stanza del figlio" e vederla ora aumenta la mia stima per lei). Un film su di un uomo potente che nessuno vuole produrre ed interpretare, Berlusconi, in mezzo la storia di un amore che è già finito ma che non si vuole accettare. Le passioni, dicevamo: la passione per il cinema di un uomo che rinuncia a tutto pur di realizzare qualcosa di vero ("Guarda come facevamo i film una volta...di giorno giravamo un film western e di notte un horror"); la passione politica di una ragazza che pur di realizzare il suo sogno rischia di sprecare l'unica occasione della sua vita nel mondo del cinema; la passione di una famiglia distrutta, divisa che regge nella dignità solo per l'amore verso e dei figli (le parti più dolci e strazianti sono con loro). E Berlusconi? "Non si può fare un film su Berlusconi. Si sà già tutto, non c'è nente da dire!" dice in auto tra una strofa e l'altra un Nanni Moretti giggionesco, che è un attore "gia impeganto con un progetto suo per fare Berlusconi". Se già si è detto tutto, cosa sceglie il Moretti regista? Noi, l'Italia. Sceglie di mostrare ciò che è diventata l'Italia, come hanno reagito le persone alla crescita di questo imprenditore del nord, alla sua famosa "discesa" in campo ed alla sua seguente ascesa in parlamento. Ritrae il paese, la gente vera. Quasi tutte le scene del film che dovrebbe essere girato sono oniriche, immaginate da chi legge la sceneggiatura, una sola, quella finale, viene veramente girata (e qui evito di soffermarmi per chi non l'avesse ancora visto). Non c'è un "film su Berlusconi", c'è un film su cosa rappresenta ora l'avvento di sua Emittenza, e speriamo che la visione finale sia solo grottesca e non si realizzi.
Il cast è semplicemente perfetto, dei protagonisti, su tutti Orlando sempre più "morettiano" e la Buy che, se mai ce ne fosse bisogno, annovera un'altra ottima prova alla sua strepitosa carriera. Il cammeo di Michele Placido è gustosissmo!
"Il Caimano" segna il ritorno di un grande regista, Nanni Moretti, al di là di tutte le possibili strumentalizzazioni, è un film molto bello, che fa ridere, commuove e riflette su di ognuno un pezzo inevitabile della nostra storia attuale, del nostro paese ma anche del nostro quotidiano. Un in bocca al lupo, quindi, per l'ennesima passeggiata francese a Cannes, dove Moretti può essere annoverato tra i pretendenti alla palma!

venerdì, marzo 24, 2006

Dopo cinque anni


Esce oggi nelle sale italiane, dopo un'anteprima romana per la stampa, "Il Caimano", l'atteso film di Nanni Moretti. Di tempo ne è passato dopo "La stanza del figlio", il bellissimo dramma che aveva stupito sui lidi francesi nel 2001; la voglia di un nuovo film da parte dell'autarchico più fastidioso fra i registi italiani è enorme, la paura che possa rivelarsi uno sfogo di una ossessione nei confronti del cavaliere è il sale che aggiunge sapore all'attesa. Dopo Moore con "Farenait 9/11", che si rivelò un film inferiore al bellissimo "Bowling for Colombine" proprio a causa della sua costante ossessione anti-Bush, è plausibile essere preoccupati (artisticamente parlando), ma la fiducia che si ripone in Moretti va al di là di ogni cosa. Per chi scrive, la Sacher Films (ed ovviamente tutto ciò che significa) è da sempre una lieta presenza e quell'immagine presa da "Caro Diario", ogni volta che veniva apposta a cartelloni di film, manifestazioni cinematografiche, forum e quant'altro, rassicurava sulla presenza di impegno, serietà e passione nel produrre spazi per il cinema. Quindi spero che in molti possano vederlo, magari contrastando anche la distribuzione che, nei multisala di provincia, dove l'indipendenza cinematografica è un'utopia, predilige nuovi capolavori come "Final Destination 3" destinandogli (scusate il gioco di parole) molte più sale ed orari che "Il Caimano". Ma a volte basta poco, la passione per la cioccolata di moretti è
più forte del colesterolo americano!

giovedì, marzo 23, 2006

Coloriamo tutti i muri!!!!!!!

Vedete il personaggio nella foto a lato? Beh si chiama David Hillman, è considerato un guru dell'immagine e, citando il trafiletto del Corriere della sera, "partner del glorioso studio Pentagram di Londra, con sedi a New York, San Francisco, Austin e Berlino, è stato l’art director di Nova Magazine (una pietra miliare dello stile, a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70), è membro dell’Agi (Alliance Graphique international), ha vinto innumerevoli premi internazionali e dal 1997 è Royal Designer for Industry e Senior Fellow del Royal College of Art. Inoltre è l’autore del progetto grafico per The Guardian: un mese fa è stato riconosciuto come il quotidiano meglio disegnato al mondo."
Il mensile Rolling Stones, gli ha gentilmente chiesto un commento sui simboli scelti dai nostri principali partiti per le prossime elezioni. Ecco i suoi commenti.

martedì, marzo 21, 2006

....che un carro di buoi



Ieri è apparsa sui quotidiani una notizia che mi ha colpito e fato riflettere. L'istituto di autodisciplina pubblicitaria causa forti pressioni da parte del Moige, il Movimento Italiano Genitori, ha bloccato lo spot delle patatine "Amica Chips" con protagonista Rocco Siffedri, il quale si giggioneggiava tra bellezze di ogni tipo a bordo di una piscina decantando la sua conocenza delle patate e la preferenza per le patatine Chips. Sicuramente lo avrete visto. La prima cosa a cui ho pensato è che il primo aprile fosse arrivato in anticipo poi, vedendo che la notizia era riportata su diverse testate, ci ho creduto. Ciò che mi ha colpito non è stato il blocco di uno spot come quello, che esteticamente parlando non mi piaceva molto, ma l'ipocrisia nascosta dietro a questa censura. Sì perchè è di censura bigotta ed ignorante che stiamo parlando. Ci sono pubblicità che in pieno pomeriggio, tra un cartone animato e l'altro, mostrano grazie di giovani donne che accettano le cure di un centro di bellezza piuttosto che un'abbronzante o un profumo. Ci sono più nudi nella pubblicità che nei giornali di gossip. I genitori tanto lesti ed attenti che hanno chiesto la messa al bando dello spot di Siffredi dovrebbero chiedersi cosa mai possano capire i loro figli di una pubblicità dove i doppi sensi sono la chiave di lettura e nella quale non si vede altro che un campionario di belle ragazze in costume, più o meno come a Miss Italia, Striscia la Notizia, Passaparola e qualsiasi altro programma in fascia protetta. Forse il loro pudore ottocentesco non vuol sentir ragione, ma io penso che la presenza di un attore Hard come Rocco Siffredi abbia risvegliato in loro antiche "passioni" cinematografiche, dato che non sono certo i loro figli di otto nove anni a conoscerlo e dato che nello spot non fa nulla per richiamare direttamente la sua professione (se non il claim dello spot stesso che, come detto, gioca sul doppio senso creato dalla "patatina"). Pensate che in Italia, a causa della censura anni 70 del beneamato (da chi?) Oscar Luigi Scalfaro, allora a capo del servizio di censura cinematografica, alcuni film di Brigitte Bardot, di Fulci, di Belmondo e molti altri autori/attori internazionali vengono tuttora trasmessi in versione tagliata (a volte di venti o trenta minuti!!) per la presenza di nudi o seminudi, parolacce o situazioni che "possono offendere il pubblico pudore". E non in prime time, ma a notte fonda, quando gli spettatori sono praticamente un decimo di quelli in prima serata. Che infinita ipocrisia, che stupida dimostrazione di moralità. E' vero, mi dimenticavo una cosa fondamentale, siamo in Italia!
P.s. la foto postata raffigura Marco Siffredi, alpinista e snowboarder estremo. Lo abbiamo fatto poichè le immagini di Rocco Siffredi potrebbero offendere il pudore di qualche genitore solerte che per proteggere il/la figlio/a non esiterebbe a denunciarci!

lunedì, marzo 20, 2006

V per Vendetta


Ricorda per sempre il cinque novembre,
il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento.
Non vedo perché, di questo complotto, nel tempo, il ricordo andrebbe interrotto

Londra, futuro prossimo. Il governo Inglese ha ormai raggiunto un livello di lotizzazione e controllo totale sul popolo, da poter alterare e modificare la realtà ogni qual volta ne abbia bisogno. Da un mega schermo il governatore detta le sue regole e le sue ragioni, come una sorta di Grande Fratello orwelliano, intimoriti e tremanti sottoposti eseguono senza obiettare. Un solo uomo avrà il coraggio e la pazzia per ribellarsi e sovverchiare il potere assoluto. Insieme a lui, più vittima degli eventi e dell'amore folle verso V, una giovane donna dal passato dimenticato che riemerge quando le sue certezze vengono meno.
Il film sceneggiato dai fratelli Wachowski e diretto da James McTeigue, è tratto dall'omonimo romanzo a fumetto scritto da Alan Moore e illustrato da David Lloyd. Benchè l'autore del comics si sia dissociato dalla produzione cinematografica (tanto da non venire nemmeno menzionato nei titoli a differenza del disegnatore) a causa di incongruenze sulle scelte prese dagli sceneggiatori, benchè la storia non segue perfettamente il capolavoro di Alan Moore (per esempio il personaggio di Evey non lavorava in una redazione televisiva ma era una prostituta), il film coglie perfettamente il messaggio dell'opera, la sua atmosfera e l'angoscia di una totale ed opprimente presenza del potere governativo. I dialoghi sono magistrali, più interessanti delle comunque poche scene d'azione. C'è stato chi, dopo le anteprime, aveva bollato il film come troppo verboso, ma se potessimo avere più spesso battute così argute al cinema, non sarebbe un difetto. Il dilemma nei confronti dell' (anti)eroe "V" stanno tutti tra la distinzione che se ne può fare: partigiano o terrorista. Ovviamente il personaggio è mosso anche da una senso di vendetta privata, nato dal suo terribile passato/genesi, ma proprio perchè il destino non è un gioco, i suoi carnefici/creatori sono anche il simbolo della corruzione e del malgoverno perpetrato per anni. Loro stessi hanno creato colui che li fermerà. Una sorta di naturale cerchio della vita, nel quale s'inserisce una ragazza che simboleggia la posizione dello spettatore/cittadino. Noi, come lei, abbiamo una vita apparentemente separata dal potere, crediamo che un nostro intervento non possa cambiare nulla, ma non possiamo evitare il contatto, il coinvolgimento. Perchè uno stato è come un orologio dai mille ingranaggi, sembrano tutti incomprensibili visti singolarmente, ma uniti creano la perfezione. L'orologio del BigBang viene distrutto da un treno anarchico colmo di fiori rossi, ma il governo cade moralmente dopo l'invasione di mille e mille persone unificate da un unico sentimento d'aggregazione: la rivolta.
"Non è il popolo a dover temere il governo. Ma sono i governi a dover temere i loro popoli"

venerdì, marzo 17, 2006

E centomila mani cominciarono ad alzarsi verso il cielo


Una mattina difficile quella di oggi. Il buon Morfeo ha deciso di rimanere al mio fianco e di tentarmi con le lusinghe del suo favoloso mondo onirico. E' per questo che ogni tanto le palpebre mi sembrano pesanti, ma mi consolo con il fatto che è tutto una conseguenza di una felice serata fra amici, alcoli, pane alle olive e salame. In questo stato, che non è poi così male dato il Venerdì, mi piace crogiolarmi nella compagnia fedele della musica. E' in queste mattine che I-Tunes è costantemente attivo nel mio PC, anche perchè faticherei a relazionarmi con le persone che, loro malgrado, mi circondano. E' in mattine come questa che "Sballi ravvicinati del terzo tipo" deve essere la canzone che apre la mia mattinata, non riesco ad immaginarne un'altra più azzeccata. Ha il giusto lento incedere che serve al mio Gulliver di riprendere le normali funzioni cognitive.
Buon risveglio a tutti voi, alla vostra colazione ed alla vostra personale canzone mattutina.

martedì, marzo 14, 2006

Una volta si diceva microfono aperto


E' con enorme piacere che leggo i commenti suscitati da un post riguardante i disordini avvenuti a Milano sabato 11 marzo. Il piacere è derivato dal fatto che i commenti aprono nuove interessanti discussioni, simbolo e sinonimo della nostra capacità intellettiva. Rispondo, qui, quindi a Goetz (Inverno muto, nei link, blog da consultare: TUTTI), accogliendo la sua puntuale annotazione sulla capacità dei media di strumentalizzare a qualsiasi scopo ogni evento di cronaca, catalogarlo e schierarlo politicamente. Nel mio post l'unico obiettivo era una disgustata puntualizzazione del fatto in sè, ma mezzi di stampa e telegiornali con enormi capacità di diffusione hanno creato le solite stereotipizzazioni. Vorrei che tra i milioni di lettori di questo Blog esprimeste la vostra (vi rimando al post come prima parte-Volume uno). Questo post verrà aggiornato diverse volte (sempre che ce ne sia bisogno) per trovarlo in home page e lasciare le vostre impressioni.Anche noi blogger siamo capaci di fare confronti/discussioni o forum senza dover imporre regole o tempistiche.FreeYourMind!

Consigli per gli acquisti


E’ prevista per il 17 marzo l’uscita del nuovo album di Ben Harper, “BOTH SIDES OF THE GUN”, composto da due CD molto generosi data la durata singola di ognuno (quindi non due mini-CD come la moda degli ultimi tempi). Pur essendo sicuro che un nuovo album di Ben Harper va acquistato a scatola chiusa, è possibile ascoltare cinque brani estratti in anteprima sul sito del Corriere della Sera . Per quel poco che ho potuto, con ingordigia, sentire il caro Ben non ha certo deluso chi lo attendeva. Non voglio assolutamente rovinare la sorpresa a chi lo ascolterà e mi limito ad invitarvi sul link per un primo seminale audio-godimento.
Come sempre Harper dimostra che la musica è prima di tutto una passione e, con la sua mitica etichetta indipendente, semina nuove perle di musica in un mare di porci produttivi.
Aspetto commenti!!

lunedì, marzo 13, 2006

Il lavoro nobilita l'uomo!


Volevo complimentarmi con il nutrito gruppo di disobbedienti che sabato 11 marzo 2006 ha ben pensato di occupare il suo inutile tempo libero manifestando per le strade di Milano. I complimenti riguardano la capacità espressiva e comunicativa scelta dai “signori” sopraccitati, che, credendosi al centro di Bagdad durante il recente conflitto, armati di bombe carta e spranghe, hanno reso la mattinata più briosa per tutti i passanti nonché cittadini delle zone vittime del loro passaggio. La loro migliore performance è difficile da individuare: forse la bomba colma di chiodi che ha ferito alle gambe un carabiniere, forse la vetrina di McDonald sfasciata mentre all’interno un gruppo di ragazzini festeggiava un compleanno, forse le innumerevoli macchine distrutte (se guardate le foto comprenderete la distruzione chirurgica –un po’ come le fantomatiche bombe intelligenti- nei confronti degli autoveicoli: tutte macchine fasciste, questo è indiscutibile), forse i disagi alla circolazione o forse gli ulteriori negozi (di stampo nazista anche quelli, ovviamente) danneggiati o bruciati. Beh io qualche immagine l’ho postata, ora spero mi aiutiate nella scelta del miglior danno collettivo.
Mi chiedo come possa essere possibile la presenza di questi perditempo, fancazzisti e criminali come questi “No-Global-Disobbedienti-Non ho voglia di lavorare-Mi è mancata una vera infanzia” e come i loro compari identici di “Forza Nuova-Mentalità Vecchia-Pure io fatico a lavorare-Pugno di Ferro e alabarda spaziale di mi coioni”. Ma è così difficile concepire una manifestazione che ha come unico scopo il manifestare, spiegare alla massa perché si processa fra le strade con cartelloni o striscioni? Creare sit-in dove tutti possano esprimere la propria opinione senza danneggiare chi lavora e chi si sacrifica per ottenere dei risultati nella propria, già difficile, vita? Perché questi esseri utili solo per la sperimentazione scientifica, non vogliono proprio capire che la loro mancanza di rispetto non è altro che un segno di una politica ideologica morta e sepolta anni fa? Perché non si rendono conto di quanto siano ridicoli e paradossali nella loro stessa protesta, che fanno proprio ciò che affermano di combattere?....Forse sarebbe più facile sperare in una pioggia d’oro che nella loro comprensione. E c’è persino chi, non contento di urlare “Una, Cento Mille Nassiria” pur essendo un deputato di un noto partito, ha il coraggio di candidare uno dei leader di questi fancazzisti…Chi dovremmo votare dunque?...Chi legge questo Blog sa benissimo che io non mi sono mai trattenuto su commenti riguardanti la destra o Berlusconi, quindi spero proprio che la mia invettiva non venga confusa con una difesa della destra (anche perché nei fessi di cui sopra ci sono anche i “Forza Nuova Boy’s”); la mia preoccupazione sta proprio nel fatto che le persone cui dovrei aiutare a salire al comando, mi schifano e deludono quanto quelli che contesto da tempo. Qual è il meno peggio che tutti provano a convincermi di votare?..Emigriamo!

mercoledì, marzo 08, 2006

Passaggi di tempo










Immagini sparse nella memoria...




Bond, James Bond


Se il buongiorno si vede dal mattino, il cielo sopra la produzione di “007: Casinò Royal” dev’essere terso di nuvole gonfie minacciose di tempesta. Il remake del celeberrimo film dell’agente segreto più amato da sua maestà, rischia di diventare un caso ancor prima dell’uscita nelle sale. Il bandolo della matassa? Ovviamente la scelta di Daniel Craig come protagonista della pellicola. Il biondo attore Inglese, dopo le eccellenti prove in The Pusher, The Mother e Munich, è stato da tempo scelto come erede del fu Pierce Brosnan nelle vesti di James Bond. Ma la vera notizia è l’effetto domino avuto nel mondo intransigente dei suoi agguerriti fans. Fin dalle prime indiscrezioni che lo davano come papabile alla guida della nuova bond mobile, i commenti in rete e le critiche da parte del pubblico insoddisfatto si erano fatte largo tra le notizie riguardanti il film. La situazione non è certo migliorata con l’inizio delle riprese. I produttori, infatti, speravano che le acque si potessero calmare con nuove divulgazioni relative alla sceneggiatura ed agli altri componenti del cast, non ultima la nuova bond girl, sempre attesissima, che sarà la giovane Eva Green, di Bertulucciana memoria ed ora su tutti i teleschermi come volto Brail. Ma il destino aveva ben altri progetti! Invece che ricevere news e fotoclip dal set, i bondiani si sono trovati a dover digerire tutte le gaffes che il buon Daniel combinava sul set. E’ più volte caduto ed inciampato nelle scene più movimentate, in una delle quale sembra si sia rotto due denti, fatto che ha poi “costretto” il suo dentista a volare da Londra sul set per riportare “il sorriso” sul volto dell’attore. Si è ammalato diverse volte a causa di correnti d’aria dovute alle ambientazioni del plot e, non per causa sua ma contribuisce alla figura sfigata che ne sta uscendo, James Bond, in questo nuovo capitolo, non fuma più. Capisco il messaggio salutare che se ne può trarre, ma 007 è un personaggio che vive dei suoi stereotipi e della sua immagine. Se si assume un attore biondo, con una faccia ruvida, vissuta, che il pubblico già non gradisce prima ancora di vederlo in azione e che, poi, quando in azione ci va e rimedia figure da Bagaglino…che diamine!!Cosa vuoi che sia una sigaretta? Nel frattempo l’insofferenza dei fans è sfociata in un sito che, non solo critica Daniel Craig, ma progetta un vero e proprio boicottaggio del film, con tanto di petizione per far tornare il bel Pierce.
Di certo Craig non è adatto per il ruolo, ma una lancia a sua favore la vorremmo spezzare (ne servirebbero un quintale però), è un bravo attore, di quelli che vive il ruolo, probabilmente migliore di chi lo ha preceduto. Tuttavia la classe non è acqua, è un Martini secco agitato, non mescolato.

martedì, marzo 07, 2006

Welcome!!!!


La famiglia si allarga. E' con enorme piacere che saluto e accolgo un nuovo graditissimo amico nella famiglia dei bloggers di mia conoscena: Goetz!!!Ovviamente il suo nome rimarrà questo poichè è l'unico presente sul Blog, "Inverno Muto". Adesso nei Link a lato lo troverete sempre presente, quindi carissimo amico posso assicurarti la lettura dei tuoi deliri da parte dei miei due / tre lettori (Potter, io e la mia parte malata ed insana)...W la Family!!!

Altro giro.....stessa corsa!

Come tutti i quotidiani che si rispettino, anche noi vogliamo commentare la notte degli oscar con un giorno di ritardo. L'unica differenza è che i sopracitati giornali lo fanno per evidenti problemi di logistica (la cerimonia parte a stampa abbondantemente iniziata), noi per pigrizia. Ha vinto "Crash", bellissimo film di storie incastrate e drammaticamente vissute all'interno di una Los Angeles sempre più priva di angeli (il film non l'ho visto e ringrazio Andrea A. per il sintetico commento fattomi qualke mese fa). Ha vinto "I segreti di Brokeback mountain", o meglio ha vinto Ang Lee, che sembrava essere più sorridente a Venezia. Ha vinto Philip Seymour Hoffman, senza sorprendere nessuno dato che da mesi le lodi per la sua performance si potevano leggere ovunque anche sul cartone del latte. Quindi tutti felici e contenti? No, non proprio. In verità il miglior Film, "Crash", per l'appunto, merita sicuramente un riconoscimento, il suo sceneggiatore/regista con "Million Dollar Baby" aveva già dimostrato di essere un acuto e sottile scrittore, capace di cogliere il dramma vero senza cadere nel patetismo, qui dimostra anche la sua bravura di regista. Ma ci siamo dimenticati di cosa può significare socialmente un film. I Cowboy gay di Ang Lee, oltre che lasciare il segno a Venezia, avevano aperto una forte polemica in America, soprattutto in stati dove il bigottismo è ancora la parte dominante del pensiero comune, dove si pensa al diverso con timore e razzismo. Il bellissimo Munich di Steven Spielberg, candidato anche lui per le maggiori statuette, rifletteva un dramma mondiale come quello del conflitto palestinese, di un attualità disarmante, è un film con un peso enorme, pervaso da un messaggio di forte riluttanza verso una situazione che degenera con gli anni e che il resto del mondo sembra ignorare come un fastidioso prurito. Infine Clooney con "Good Night, and Good Luck", che sicuramente era il film più scomodo per una Hollywood che ancora fatica ad ammettere i propri errori; un film che denuncia la macchia più nera della terra dei sogni americana, ma che, come si è visto, è incapace di migliorarsi. Il mio quesito, quindi, si riflette nella lista dei vincitori, non per demeriti di quest'ultimi, ma per il significato che poteva avere una premiazione diversa e più coraggiosa. Ancora una volta, un'occasione mancata.