mercoledì, agosto 24, 2005

Ciao Ulisse


Dopo dodici anni di paralisi, si è spento questa mattina a Milano Ambrogio Fogar. Forse sembrerà strano ma la sua scomparsa lascia in me un piccolo vuoto malinconico. Ovviamente non lo conoscevo, almeno privatamente, ma fin da piccolo seguivo le sue imprese e soprattutto la mitica trasmissione "Jonathan dimensione avventura", un culto diventato tale nella mia infanzia anche grazie alla parodia inscenata dal pupazzone rosa Uan e da un giovanissimo Bonolis.
Mi hanno colpito qualche mese fa, durante i giorni del referendum per le cellule staminali, i suoi commenti e la sua decisione di far da cavia ai nuovi esperimenti. Mi ha colpito la forza della sua speranza, la capacità di non arrendersi nonostante una condizione che distruggerebbe l'animo più granitico. Lui, come Ulisse nella Divina Commedia, non si è mai fermato, nemmeno quando il corpo, quella macchina tanto fidata che per anni lo aveva accompagnato, non rispondeva più ai suoi desideri. Un grande del nostro tempo, un mito destinato a rimanere nella storia dell'esplorazione italiana. Esplorazione del mondo e dell'anima.
Buon viaggio, quindi, Ulisse. Saluta Itaca per noi.

lunedì, agosto 08, 2005

(auto)Dedica

Oggi voglio postare una poesia diffusa come canzone:

Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a crederti del nostro amore a quella gente consumata nel farsi dar retta un amore così lungo tu non darglielo in fretta non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre" nell'ipocrisia dei "mai" non sono riuscito a cambiarti non mi hai cambiato lo sai. E dietro ai microfoni porteranno uno specchio per farti più bella e pesarmi già vecchio tu regalagli un trucco che con me non portavi e loro si stupiranno che tu non mi bastavi, digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni per ritornare dopo l'amore alle carenze dell'amore era facile ormai non sei riuscita a cambiarmi non ti ho cambiata lo sai. Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro i tuoi occhi assunti da tre anni i tuoi occhi per loro, ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo e troppo stanchi per non vergognarsi di confessarlo nei miei proprio identici ai tuoi sono riusciti a cambiarci ci son riusciti lo sai. Ma senza che gli altri non ne sappiano niente dirmi senza un programma dimmi come ci si sente continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito farai l'amore per amore o per avercelo garantito, andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori o resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro senza chiederti come mai, continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai.

Fabrizio De Andrè
Verranno a chiederti del nostro amore

venerdì, agosto 05, 2005

Il paradosso umano


Giungono nuove notizie dallo spazio. L'equipaggio dello shuttle Discovery, impegnato nelle riparazioni esterne dello scafo danneggiato durante il decollo qualche giorno fa, hanno avuto il tempo di osservare attentamente la situazione della nostra Terra. Il comandante Eileen Collins, che conta all'attivo diverse missioni nello spazio, ha comunicato alla Nasa la situazione inquetante e preoccupante in cui verte la nostra "casa". Da lassù, risulta fin troppo evidente il segno devastante che l'uomo sta lasciando sul pianeta: disboscamenti, devastazioni, mari inquinati e l'atmosfera sempre più sottile e rarefatta. La prima evidenza di questa gravità sta nel fatto che il comandante lo abbia voluto precisare nonostante in questi giorni l'interesse di Houston sia legato più alla riparazione dello shuttle che a tutto il resto.
Il paradosso maggiore, però, sta nel fatto che un dato così inquietante ci sia fornito da persone che si trovano nello spazio, ad una distanza tanto elevata da non essere di facile comprensione. E' incredibile! L'uomo raggiunge un livello di tecnologia elevatissimo tale da realizzare progetti ritenuti fino a qualche anno fa utopici; crea macchine che raggiungono pianeti oltre la nostra comprensione (marte) e scopre nuove stelle ogni giorno. Ma non riesce a preservare la cosa più importante, non è capace di rispettare l'unico dono datogli senza pegno. Siamo il paradosso evolutivo, una bilancia dove per forza caricandole un braccio, inevitabilmente, dimentichiamo l'altro che scende, sempre di più, verso un imbarazzante degrado.

martedì, agosto 02, 2005

Diario di Bordo


Questo post è stato creato per una persona cara al curatore di questo Blog: mio fratello. Trovandosi a Londra per un mese e sperando che possa utilizzare il qui presente spazio per comunicare emozioni, sensazioni, sbronze, foto, eventi e quant'altro, lascio a lui ma anche ad altri questo pseudo forum libero di commenti.
Che altro dire....buone vacanze!