giovedì, dicembre 22, 2005

Happy Xmas

Tra tre giorni è natale. Auguri. Nel frattempo, dato che anche la fine dell'anno s'avvicina è tempo di resoconti e, su ogni sito che si rispetti, vengono elencate, classificate e commentate le immagini del 2005. In questo blog non avverrà, sia perchè noi non ci rispettiamo, sia perchè non è una cosa che ci aggrada. Un piccolo strappo, però, lo vogliamo fare, dato che un'immagine che vogliamo regalare al dicembre 2005 c'è, una di quelle attese.

Ora il vero problema sta nel fatto che i nostri politici sfrutteranno le dimissioni del personaggio qui sopra per migliorare le loro brame bancarie. Infatti non si è perso tempo con la decisione di elargire al prossimo presidente sei, dico sei, anni di primo mandato, con la possibilità di una seconda (SECONDA!!!) elezione per altri sei, dico nuovamente sei, anni. Chissà quale alfiere di quale re raggiungerà la carica. Si vocifera D'Alema, si vocifera Berlusconi, ma non si decide. Nel frattempo Fiorani, Fazio, Billè, Consorte e Ricucci seguitano a lanciarsi bidoni colmi di responsabilità uno con l'altro; ad ogni interrogatorio una nuova storia (c'è anche un coniglio bianco che urla "Sono in ritardo, mi taglierà la testa"). L'importante è che la Falchi, da sempre esperta economa e punto saldo dei salotti televisivi, afferma che suo marito è un Peter Pan. Le favole continuano...e i soldi?Sull'isola che non c'è!

venerdì, dicembre 16, 2005

Io non mi sento Italiano (sempre di più)


A volte, solo a volte, dubito che possa esistere una democrazia.
A volte, solo a volte, mi chiedo come possa l'evidenza essere ignorata a favore del guadagno.
A volte, solo a volte, mi stupisco ancora del mancato utilizzo della legge quando le prove sono sulla bocca di tutti.
A volte, solo a volte, mi sembra che il sole sia un po' meno luminoso.
A volte, solo a volte, intuisco che la pioggia non bagna proprio tutti.


Sempre, quasi sempre, vorrei non essere qui.
Sempre, quasi sempre, sento bloccate tutte le mie speranze che, inevitabilmente, diventano utopie.
Caro Gaber avevi ragione....

.....spazio anche a Fabrizio

Canzone Del Maggio

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

martedì, dicembre 06, 2005

No No No Daniel-San


E’ con enorme rammarico che stamane scopro, in ritardo, la scomparsa di uno degli attori più significativi della mia infanzia cinematografica e televisiva. All’età di 73 anni ci lascia, per cause naturali, Pat Morita, l’indimenticabile Maestro Myaghi. Icona per la generazione anni ’80 della guida paziente e meticolosa, di colui che con l’umiltà e la semplicità riesce a cogliere gli aspetti migliori del nostro vivere. Ma anche capace di ironia e comicità nella serie Happy Days, quando occupava il bancone dell’Alfred, circondato (anche lì) da teenagers che segnarono i modi e i tempi di una moda che sarebbe divenuta immortale. Nel doppiaggio italiano della serie Karate Kid, il suo linguaggio da straniero, addirittura caricaturale di una cultura, allora, sconosciuta e lontana come il Giappone, lo ha reso ancora più carismatico e più eroe nella sua capacità di distinguersi in silenzio. Un saluto, quindi, sussurrato e leggero come una lanterna di carta lasciata a galleggiare sulla tranquilla superficie di un fiume.

lunedì, dicembre 05, 2005

Il cassetto della memoria


Il film che propongo in questo post dei ricordi è "1997 Fuga da New York". In un futuro prossimo New York, staccatasi dalla terra ferma, è stata trasformata in un'isola detentiva. Qui vengono stipati i peggio criminali che la società cattura. In seguito ad un incidente aereo, il presidente degli Stati Uniti precipita, con una preziosa valigetta al seguito, in questo inferno anarchico. Viene catturato dalla banda del Duca che, inevitabilmente, chiede la libertà per se in cambio della vita del leader americano. Viene, quindi, chiamato Jena Plinski, a sua volta un criminale, che, costretto da un veleno iniettatogli con l'inganno, ha solo 24 ore per andare e tornare con il prezioso carico presidenziale.
J.Carpenter è un regista eccezzionale. Riesce a creare dei film che viaggiano sulla sottile linea del B-movie, a basso costo, fatti in completa economia di mezzi e di collaborazioni (spesso si occupa lui stesso della colonna sonora, delle luci, della sceneggiatura e di tutto ciò che può controllare), ma legando ritmo e fascino, innovazione e coinvolgimento. Il suo cinema è un lungo far-west mai finito, dove gli eroi non esistono, dove il male è ovunque e le illusioni non hanno tempo di attecchire. Il personaggio di Kurt Russel (il suo migliore insieme al Jack di "Grosso guaio a ChinaTown") è un criminale come quelli che deve contrastare sull'isola/prigione, è spinto da un senso di sopravvivenza a portare a termine la missione, il letale veleno che gli scorre nel sangue non gli permette altre strade. E' un pistolero che si trova nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ma con un carisma ed una sagacia fenomenali, forgiate da cinismo e razionalità. Tra lui ed il Duca, l'unica differenza è che Jena non ha ancora passato il confine con la pazzia, mentre l'altro vive in una completa megalomania. Nella prigione metropoli i ruoli sociali sono invertiti: il presidente diventa schiavo/giullare, il Duca offre una versione deviata e iconoclasta dello stesso leader. Mitico Lee Van Cleef nel cameo del generale che conosce e sfrutta Plinski. Nella versione originale Jena era Snake. Frasi da ricordare:
"Chiamami Iena" e ""Mi ucciderai, adesso, Jena?". "Ora sono troppo stanco, forse più tardi...".