venerdì, dicembre 04, 2009

Perchè dovevo rispondere all'ignoranza!

Vorrei rispondere, anche se non mi è stato chiesto, all’articolo del (presunto) filosofo Alessandro Alfieri e lo farò proprio partendo dal suo post (i pezzi in corsivo sono presi dall'articolo stesso,nda).

“Idolatrato dalla folla, acclamato dalla stragrande maggioranza dei giovani come profeta, come mentore assoluto (al quale è stato attribuito l’appellattivo mai così inadatto di “poeta”), Vasco Rossi è un caso esemplare di fenomeno-personaggio che apparentemente, attraverso la sua facciata esteriore, pare quanto di contrario alle condizioni del sistema vigente, ma che sotteraneamente, anche inconsciamente, partecipa al Male integrandosi perfettamente alle sue dinamiche sociali e culturali.”

Se vogliamo definire o meno un cantante che da oltre trent’anni scrive testi di canzoni che, volenti o meno, hanno accompagnato la storia della musica italiana come Poeta, forse non è proprio un errore o uno scandalo così grande, dato che oggettivamente non si può ignorare a livello letterale una figura come quella di Vasco Rossi. Tenga presente che la poesia italiana nasce dalla canzone popolare e che opere che son diventate pilastri della nostra letteratura, come per esempio la Divina Commedia, erano scritte in metriche che creavano suoni ritmici alla lettura. Ma probabilmente lei non ha mai colto tali sfumature poiché troppo preso dal contrasto fenomeno-personaggio di Dante. Ora, non si vuole paragonare il sommo poeta con Vasco e viceversa, ma è da stupidi nonn considerare la musica come forma di letteratura. E Vasco ne fa parte. Forse è quel volgo, quel linguaggio spicciolo e diretto che la offende, ma lasci che le dica che noi “masse” siamo molto più suscettibili alla parlata sciolta ma colma di passione che quella stereotipata e fintamente colta che lei utilizza.

“Il fatto che Vasco “parli alle folle”, e che lo faccia con un linguaggio simile al suo, arrivando a un numero imprecisato di persone (come nessun altro ha mai fatto), non gli garantisce una positività e una legittimità assolute. Definire Vasco il più grande, perchè “lo conoscono tutti”, perchè “le sue canzoni le hanno ascoltate tutti anche solo una volta”, perché “le sue frasi sono scritte sulla maggior parti dei diari” delle ragazzine e dei ragazzini del liceo, è un gravissimo errore, e spiegherò il perchè. Per iniziare, mi basterà dire che questa “logica di legittimazione” è la stessa sventolata prepotentemente con insistenza da Berlusconi e da tutta la sua cricca. La maggioranza non decrerta una valore, mai! Molto spesso, anzi, sancisce le condizioni del Male perpetuato, e perciò si rovescia nel disvalore integrato nel pensiero massificato e nel livellamento culturale.”

E con che linguaggio dovrebbe parlate una persona, se non “il suo”? Preferirebbe un cantautore che utilizzi un linguaggio più aulico (secondo il suo giudizio) ma che non sarebbe il proprio e quindi falso? Ma se nel capoverso prima lo accusava di utilizzare una “facciata esteriore”? Si decida, che diamine! Vasco non viene definito il più grande per i motivi da lei inutilmente elencati. Le sue canzoni sono colme di passioni, di verità e di esperienze che ogni persona ha vissuto nella proprio vita, a fasi diverse, dall’adolescenza alla maggiore età. E’ cresciuto insieme alle sue opere e al suo pubblico, è diventato presto uno di loro per il fatto di essere VERO. E mi dispiace per lei che la veda in questo modo poiché forse, non ha mai provato il dolce sentimento dell’innamoramento e tutte le tragedie che ne seguono, non ha mai preso una sbronza con gli amici fermandosi a cantare a squarciagola alla luna, non ha mai vissuto. Evitiamo poi il paragone con Berlusconi. Quella che cita lei da parte del suo premier è una ostentazione quasi imposta di presenza fisica e mediatica, una cruda distruzione del pensiero che viene sostituito con una falsa immagine di perbenismo che punta all’ignoranza della massa governata dalle TV. Per un cantante, che sia Vasco, Ligabue o De Gregori c’è una componente fondamentale che a lei, sicuramente, manca, la passione!

“La massa impressionante di fan e stimatori di Vasco apprezzano in lui loro stessi, ovvero il mantenimento dell’identità personale e collettiva che ha permesso al nostro paese di andare allo sfascio. Probabilmente Vasco non è solo l’espressione e l’interprete di una sensibilità e di una psicologia collettiva, ma è lui stesso fautore del mondo che ci ritroviamo a vivere oggi (perciò è doppiamente colpevole: colpevole di reiterare le condizioni attuali, e colpevole di esserne il maggiore responsabile). Vasco, come Berlusconi, ha determinato le condizioni del suo successo, istituendo l’orizzonte di senso (claustrofobico e senza uscita) all’interno del quale, anno dopo anno, tautologicamente, si ri-conferma sovrano assoluto. I suoi amorevoli sostenitori non hanno per la maggior parte alcuna coscienza di cosa sia la musica, e perciò stesso l’arte; si chiudono nella tautologia di ciò che stanno ascoltando, e perciò rivendicano l’identità imperante della propria soggettività senza alcuna disponibilità al “nuovo”, al “mutamento”, alle “esperienze innovative” che sole potrebbero frantumare l’ordine vigente del “sempre uguale”. Fredric Jameson in Postmodernismo afferma che “[…] quel singolo brano pop, per mezzo della ripetizione, diventa inavvertibilmente parte del tessuto esistenziale della nostra vita, così ciò che ascoltiamo siamo in realtà noi stessi, o meglio il nostro proprio ascolto precedente.”

Ed eccoci alle offese. Se io seguo Vasco e la sua discografia per i motivi sopracitati, ora dovrei sentirmi causa dello sfascio del nostro paese? Non invece persone come lei che hanno la possibilità di informare la gente su questioni veramente importanti utilizzando i mezzi giornalistici in maniera adeguata, invece di cercarsi facili pubblicità criticando senza ragion di causa chi con lei non ha nulla a che vedere. Come si permette d’insultarmi e d’insultare tutte le migliaia di persone che seguono il cantante di Zocca? Colpevole di cosa? Siamo arrivati a questo punto in Italia, da non vedere qual è il vero grosso problema e di cercare capri espiatori? Ma lei ci conosce tutti? Tanto da sapere che non abbiamo coscienza musicale? Sono cresciuto a pane, Beatles, Rolling Stones e Beethoven, ma anche King Crimson, Hendrix e Bob Marley, ora smanio per gruppi come Radiohead e Coldplay, amo anche gli U2 e impazzisco per “Il mondo perfetto” di Dvorak, ma nulla mi inebria come un concerto di Vasco. E quindi? Passione!Ricorda?E se per lei l’incapacità di ascoltare e non sentire le sue canzoni deve tramutarsi in rabbia e generalizzazione del “sempre uguale”, beh sono proprio triste per lei.

“Questo per dire come l’ “apparente bellezza” che i più riscontrano nei pezzi di Vasco ha a che fare principalmente col fatto che in realtà stiamo ascoltando ciò che appartiene “già” al nostro tessuto esperenziale e emotivo. E’ il riproporsi del cricuito del “già detto”, “già fatto”, e la canzone di Vasco sfrutta subdolamente il godimento generato da un sentimento di “partecipazione”, di “familiarità” e di “condivisione” che appartengono al Male assorbito da ognuno degli ascoltatori dall’esterno, incamerato e fatto proprio nelle modalità di pensiero, nelle (in)capacità riflessive e nella prassi di attribuzione di valore alle cose. Vasco deve alle TV, ai giornali, alla pubblicità, alle radio il suo successo infinito, perchè non viene concessa la possibilità di ascoltare e fruire qualcosa di diverso. E’ perfettamente integrato nella logica dell’identico, perchè lui stesso impone tanto l’oggetto del culto, quanto il criterio per ritenerlo migliore di altre cose. Per dirla in altre parole, il pressappochismo formale e artistico, la mancanza di “classe” e “stile”, la “sgrammatizzazione” più becera sono all’origine dei nostri problemi attuali, politici, sociali e culturali, mentre appaiono agli occhi degli ingenui come tentativi di “emancipazione” e come garanzie di “autonomia” dal potere.”

Altre offese e altra ignoranza. Evito di ripetermi, come lei invece adora fare e passo a dirle che se c’è un cantautore che in Tv ci va pochissimo e ancora meno sui giornali, quello è proprio Vasco Rossi. Se poi parliamo di ripetizione e già visto, anche senza il signor Rossi la TV e i giornali sono costantemente una ripetizione inutile dello stesso rotocalco, un po’ come i concetti del suo pseudo-articolo! Per i problemi nostri attuali, non cerchi facili accuse nella “sgrammatizzazione” di Vasco, ma guardi un po’ agli ammanchi storici della nostra formazione scolastica, dove per anni si susseguono riforme atte a distruggerla nella parte più importante, la cultura e la sua diffusione.
“Vasco Rossi rappresenta allegoricamente tutto ciò che di Male hanno generato gli anni ‘80: il culto dell’arroganza, l’ignoranza e la trascuratezza elargite a valore, la convinzione che la logica del “duro” fosse adeguata per ergersi contro il sistema dominante. Come diviene palese nel corrispettivo americano di Vasco, ovvero nei Guns’n'Roses, si è creduto negli anni ‘80 che la formula migliore di opposizione al dominio fosse quella di rinunciare alle caratterizzazioni proprie di esso, e queste caratterizzazioni furono rintracciate nella “cultura” e nella “conoscenza”. Addirittura al di là della concezione di “cultura alta” e “bassa”, la nuova generazione si rifiutò di avvicinarsi anche approssimativamente all’arte, alla comprensione critica, allo studio, convinti che tale approccio ostentasse una mancata-omologazione. Alla conoscenza e alla volontà di comprendere criticamente il mondo attraverso lo studio, si sostituì un “I don’t care” ereditato dal punk inglese, così come dall’esperienze inglesi della fine degli anni ‘70 si ereditò il culto delle droghe sintetiche, la logica dello “sballo” e il menefreghismo edonisitico. Ma, mentre il punk mantenne ferma la sua netta avversione allo status quo, dato che era nel suo stesso concetto l’impossibilità di essere assorbito da esso (tanto esteticamente quanto stilisticamente e formalmente), con Vasco fenomeno e mercato fanno tutt’uno. Diviene l’autore più seguito e stimato dai giovani, che ne apprezzano il rifiuto della serietà, il culto del “popolare” inteso come “mantenimento dell’ignoranza”. In questa maniera il sistema vigente trova la maniera più adatta per proseguire il suo inarrestabile cammino, perchè ha generato esso stesso un’apparente forma di “opposizione” perfettamente controllata. Oltra a incentivare il mercato, Vasco contribuisce a mantenere intere generazioni nell’ignoranza e nel rifiuto della scoperta del nuovo, e nella convinzione che il modo migliore di relazionarsi alla vita sia fregarsene di comprendere il mondo.”

Gli anni 80 hanno generato altro male, lei dovrebbe ben saperlo dato gli studi umanistici che ha seguito. Gli anni 80 sono stati culla di mali come la mafia contro i magistati, dell’affermazione di persone come Craxi e Andreotti, della Milano da bere e poi abbandonare, della DC che ha contribuito pesantemente al debito pubblico, al proliferare di imprenditori protetti da circoli mafiosi e politici capaci di compiere nefandezze alla luce del sole. Questi sono i mali degli anni 80. Vasco Rossi è stato e lo è tutt’ora, una voce del popolo. Invece che puntare il dito per accusare, perché non prova ad ascoltare cosa questa voce e tutte quelle che sono poi salite a coro, cercavano (e cervcano ora) di comunicare? Perché non coglie l’occasione per affrontare con criterio un’analisi sul messaggio che Vasco ha voluto portare avanti? Eviti di avventurarsi in campi che non conosce citando i Guns’n’ Roses (chi ascoltava anche loro insieme a Rossi avrebbero dovuto impalarlo per non rovinare ulteriormente l’Italia?) e il punk anglosassone (che, per dover di cronaca si posiziona prima degli anni 80!), gruppi semplicemente geniali come i Ramones o i Clash per lei sono perle al porco. Se da tutta la discografia di Vasco lei trae come messaggio che nella vita bisogna fregarsene del mondo proprio non capisce nulla, ma non di musica, di tutto. E forse chi continua a vivere nell’ignoranza non siamo noi, suoi fans, ma lei e tutto il suo falso e costrutto perbenismo falso filosofico.

L’invidia, dice mia nonna, è una brutta bestia!

"Anche se
non rischi mai
anche se di te non si sa niente mai
Anche se
non ce l'hai
un'amante, un vizio strano...
qualcosa dai....

NEANCHE UN PICCOLO DIFETTO...
PRATICAMENTE PERFETTO
E ALLORA DI'
CHE COSA VUOI E DA CHI!!! "

(Praticamente perfetto, Vasco Rossi, 1996)

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