lunedì, gennaio 23, 2006

Viulenzaaa!



Ebbene sì!!Sono andato a vedere un film di Vanzina al cinema!..No non mi vergogno!Certo che ero nel pieno delle mie facoltà mentali!..Ovvio che camminavo da solo e che nessuno mi ha legato!..Ma è mai possibile che non possa vedermi un film di questo livello che subito vengo additato dalla mia coscienza artistica (che di solito si materializza nel pensiero del mio amico/cane potter)!!!..E l'occasione è stata gradita per il ritorno del "trio" più tifoso che conosca il cinema italiano della commedia anni 80: Donato, Franco ed il mitico Tirzan. Eccoli, infiniti lustri dopo, nuovamente alle prese con terribili ed interminabili traversie per le loro amate squadre del cuore: Milan, Inter e Juventus. Con storie diverse ma dal comune denominatore, il calcio, i tre stralunati personaggi si fiondano in un Italia fatta di luoghi comuni (liti fra "cugini" calcistici, parabole ovunque, tradimenti, soldi da restituire, mafia, fosse,ect..) ma nella quale in molti, senza troppe menzogne, vi si rispecchiano. Il problema fondamentale del film, che lo declassa rispetto al primo capitolo, sta nel suo attore principale: Diego Abatantuono non è più il Ras di una volta, ora è un attore vero. Il personaggio interpretato circa vent'anni fa è stato il suo viatico per il successo cinematografico (anche se c'è voluto un coraggiosissimo Avati per riscoprirlo), ora risulta interpretato, non più vissuto. L'attore milanese è molto bravo negli atteggiamenti, nelle smorfie e negli sguardi delle sue tre creazioni, ma troppo accademico, troppo ricercato. Non sente più suo il personaggio e ciò crea nello spettatore, attimi d'imbarazzo, quando, per esempio, l'accento di Donato (il milanista) sembra perdersi in qualche battuta e sembra di sentire Diego l'opinionista a controcampo. Un fatto inevitabile, questo, dato che ora l'attore è conosciuto per ruoli più impegnati e più intensi. Tuttavia una leggera sensazione di malinconia ci prende guardando questo film, soprattutto con la canzone che introduce i titoli iniziali e di coda (anche se sapete già di quale canzone si parla non ve lo dico). Attimi di sorriso ci sono, per carità, come i dialoghi inimitabili tra Donato e Ginevra (AnnaMaria Barbera), un susseguirsi di vocaboli errati e costruzioni verbali che nemmeno Biscardi sarebbe in grado di replicare (tanto da chiedersi come possano capirsi); la presenza di Nino Frassica è sempre piacevole. E' certamente meglio di qualsiasi DeSica&Boldi a Natale, ma alla fine, sulla bilancia del divertimento, il braccio della noia è più pesante. Molte scene di dialogo, per un film di questo tipo, andrebbero tagliate in fase di montaggio. Chissà, magari tra qualche anno verrà nuovamente rivalutato, come tutti i suoi padri anni '80.
Ok..ok, hai ragione!Di certo non consiglio la visione al cinema (nemmeno per i fanatici del primo imperdibile capitolo), ma a casa in poltrona per una serata tra amici e vecchie glorie, può passare. Se, poi, c'è qualche tifoso interista insieme a voi è ancora più divertente.

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