lunedì, aprile 10, 2006

Inside Man

Una rapina in banca, un colpo perfetto, un segreto che crea l'intoppo. Il nuovo film di Spike Lee, Inside Man, punta sull'azione e sulla suspence, ma lo fa con l'eleganza del dialogo, del sotterfugio e della sorpresa. La sottile ragnatela che si stringe intorno ai rapinatori, ai polizziotti e al proprietario della banca, custode di un mistero troppo importante, troppo oscuro per essere scoperto. Ma la battuta più bella è del ragazzino "Hai avuto paura ragazzo?" "Scherza?!?Io vengo da Brooklyn". Il tutto contenuto nella più bella cornice newyorkese che si ricordo. La bravura di Spike Lee e del suo direttore della fotografia risaltano l'amore viscerale del regista per questa multietnica città, dove ci sono clienti di una banca di ogni razza, religione e sesso, ma che ritrovano le stesse misture dietro al banco, con dipendenti scambiati per terroristi (il sick con il turbante su tutti). Un gioco con lo spettatore a scoprire per primo chi è chi e cosa vuole. Alla fine tutti si sporcano le mani tutti sono diversi da quello che sembrano. Persino il rapinatore/Clive Owen, vedendo inorridito il videogioco di 50 cent (troppo violento), dice al ragazzo che lo maneggia "dopo dovrò parlare con tuo padre di questo videogame" (forte, qui la polemica di Lee). Un bravissimo Denzel Washington, sbirro dal cappello egocentrico, come lui, con qualche macchia nel suo curriculum ma che dimostra di non essere uno sprovveduto. Una Jodie Foster dal sorriso ammagliante e dai vestiti bianchi e leccati, che nascondono il nero del suo lavoro, lo sporco di ogni suo intento. Spike Lee, che per la prima volta lavora con una sceneggiatura non sua, passa all'action movie diretto, ma lo fa con il suo stile, con le sue polemiche, con la sua invidiabile freschezza. E centra l'obiettivo. Un colpo perfetto!

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