lunedì, marzo 20, 2006

V per Vendetta


Ricorda per sempre il cinque novembre,
il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento.
Non vedo perché, di questo complotto, nel tempo, il ricordo andrebbe interrotto

Londra, futuro prossimo. Il governo Inglese ha ormai raggiunto un livello di lotizzazione e controllo totale sul popolo, da poter alterare e modificare la realtà ogni qual volta ne abbia bisogno. Da un mega schermo il governatore detta le sue regole e le sue ragioni, come una sorta di Grande Fratello orwelliano, intimoriti e tremanti sottoposti eseguono senza obiettare. Un solo uomo avrà il coraggio e la pazzia per ribellarsi e sovverchiare il potere assoluto. Insieme a lui, più vittima degli eventi e dell'amore folle verso V, una giovane donna dal passato dimenticato che riemerge quando le sue certezze vengono meno.
Il film sceneggiato dai fratelli Wachowski e diretto da James McTeigue, è tratto dall'omonimo romanzo a fumetto scritto da Alan Moore e illustrato da David Lloyd. Benchè l'autore del comics si sia dissociato dalla produzione cinematografica (tanto da non venire nemmeno menzionato nei titoli a differenza del disegnatore) a causa di incongruenze sulle scelte prese dagli sceneggiatori, benchè la storia non segue perfettamente il capolavoro di Alan Moore (per esempio il personaggio di Evey non lavorava in una redazione televisiva ma era una prostituta), il film coglie perfettamente il messaggio dell'opera, la sua atmosfera e l'angoscia di una totale ed opprimente presenza del potere governativo. I dialoghi sono magistrali, più interessanti delle comunque poche scene d'azione. C'è stato chi, dopo le anteprime, aveva bollato il film come troppo verboso, ma se potessimo avere più spesso battute così argute al cinema, non sarebbe un difetto. Il dilemma nei confronti dell' (anti)eroe "V" stanno tutti tra la distinzione che se ne può fare: partigiano o terrorista. Ovviamente il personaggio è mosso anche da una senso di vendetta privata, nato dal suo terribile passato/genesi, ma proprio perchè il destino non è un gioco, i suoi carnefici/creatori sono anche il simbolo della corruzione e del malgoverno perpetrato per anni. Loro stessi hanno creato colui che li fermerà. Una sorta di naturale cerchio della vita, nel quale s'inserisce una ragazza che simboleggia la posizione dello spettatore/cittadino. Noi, come lei, abbiamo una vita apparentemente separata dal potere, crediamo che un nostro intervento non possa cambiare nulla, ma non possiamo evitare il contatto, il coinvolgimento. Perchè uno stato è come un orologio dai mille ingranaggi, sembrano tutti incomprensibili visti singolarmente, ma uniti creano la perfezione. L'orologio del BigBang viene distrutto da un treno anarchico colmo di fiori rossi, ma il governo cade moralmente dopo l'invasione di mille e mille persone unificate da un unico sentimento d'aggregazione: la rivolta.
"Non è il popolo a dover temere il governo. Ma sono i governi a dover temere i loro popoli"

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma io non l'ho visto :-(